Capitale: Ramallah.
Superficie: Striscia di Gaza (360 kmq) - Cisgiordania (5.860 Kmq)
Popolazione: 4.148.000 ab.
Etnie: L’83% della popolazione della Cisgiordania è composto da Arabi palestinesi ( 75% musulmani e l’8% cristiani), il 17% da Ebrei. Nella striscia di Gaza il 98,7% della popolazione è Araba, lo 0,6% sono Ebrei.
Mortalità: Cisgiordania 20,68 (per mille) Gaza 24,85 (per mille)
Speranza di vita: 70 Maschi, 74 donne
PIL pro-capite: Cisgiordania: 1.500$ - Striscia di Gaza: 660 $
Popolaz. soglia di povertà: più del 30%
La Palestina è una vasta regione storica del medio-oriente compresa tra il Mar Mediterraneo ed il fiume Giordano. Attualmente il termine è da intendersi in maniera più circoscritta ed indica un’ area geografica ben definita, anche formalmente, all’interno del territorio di Israele. Consiste di due parti distinte: la più grande è chiamata Cisgiordania, a nord-est del Mar Morto, la più piccola Striscia di Gaza, che si estende lungo il Mar Mediterraneo arrivando al confine con l'Egitto. Separate tra loro dai territori israeliani sono isolate da un muro alto 9 metri, recentemente costruito da Israele. Lo status giuridico, politico e istituzionale della Palestina è oggetto di uno dei più gravi conflitti della storia contemporanea, irrisolto da circa sessant'anni. Dal 1984, a seguito degli accordi di Oslo tra l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e il governo di Israele, la Palestina è comunque sotto il controllo di un organo rappresentativo della popolazione residente: l’Autorità Nazionale Palestinese.
La questione israeolo-palestinese è probabilmente quella che, a livello planetario, rappresenta le maggiori criticità e tensioni, anche per il profilo che riveste come scontro non solo tra popoli ma anche religioso. Da questo conflitto emergono probabilmente le ragioni profonde anche degli eventi terroristici di questi ultimi anni, avendo assunto le connotazioni di una contrapposizione tra interessi arabi (rappresentati dalla Palestina) e occidentali (rappresentati da Israele). La rivalità tra ebrei ed arabi affonda le proprie origini all’inizio della storia (basti ricordare la pagine della Bibbia) ma la situazione attuale origina sostanzialmente dalla Risoluzione n.181 dell'Onu, datata 29 novembre 1947, che annuncia la nascita dello Stato di Israele. Tale scelta, mai accetta dal mondo arabo, tuttora spesso negata, ha generato guerre e scontri che hanno sostanzialmente portato alla attuale situazione: una regione autonoma palestinese, senza però la dignità di Stato e interna allo stato di Israele, sostanzialmente tuttora sotto il dominio israeliano ma formalmente governata dall’Autorità Nazionale.
In estrema sintesi la situazione esistente vede i Palestinesi, privati di molti diritti essenziali, sottoposti al dominio israeliano, limitati nella propria capacità di autodeterminazione, reagire con attentati terroristici ed azioni paramilitari contro Israele; ed Israele rispondere, vedendo aumentare l’insicurezza dei propri cittadini, isolando sempre più la Palestina e procedendo a rappresaglie. E’ la riproposizione, in buona sostanza, di un fragilissimo equilibrio del terrore, in cui ognuno dei due contendenti teme l’altro, e così si alimentano i motivi di scontro. La situazione non appare risolvibile se non grazie ad un intervento esterno, dell’ONU o di altri soggetti, che sappia imporre una soluzione ragionevole.
La popolazione palestinese risente in maniera drammatica di questa situazione politica. Le Nazioni Unite hanno più volte avvertito che l’aumento della povertà e della disoccupazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, assieme al soffocamento dell’economia, stanno mettendo a dura prova anche la sicurezza alimentare, obbligando molte persone a dipendere totalmente dall’aiuto esterno. Le restrizioni sul commercio e sulla libertà di movimento hanno portato alla progressiva frammentazione dell'economia, trascinando settori della società (una volta autosufficienti), nella povertà e nell'indebitamento. La situazione è particolarmente critica a Gaza. Le famiglie più povere (quasi un terzo è sotto la soglia di povertà) dipendendo totalmente dall'assistenza, sono senza elettricità o riscaldamento, e mangiano cibo preparato con acqua non potabile. Questo incide ovviamente anche sulla loro salute. L’emergenza sanitaria è tra l’altro amplificata anche dalla presenza di una quantità indefinita di rifiuti tossici presenti nei territori palestinesi, che sono probabilmente all’origine di un aumento dell’incidenza del cancro, delle malattie cardiache e polmonari.
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