La Siria vive da due anni in una situazione di guerra civile che interessa tutte le aree del paese. Nello scontro armato si oppongono forze governative leali al Presidente Bashar al-Assad e molti gruppi armati.
Il conflitto è iniziato con una semplice manifestazione di piazza il 15 marzo 2011, sfociata poi in arresti e rivolte su base nazionale. Le proteste che chiedevano l’instaurazione di un regime democratico si sono trasformate in continui e sanguinosi scontri. Da semplici protese si è passati all’utilizzo di armi sempre piu’ pesanti fino ad arrivare ad uno stadio di guerra generale. Ad oggi si contano circa 120.000 morti dei quali la metà sono bambini. Uno dei drammi di questa guerra è il grande numero di rifugiati. Una parte di questi hanno raggiunto i paesi limitrofi come Giordania, Libano, Iraq e Turchia. Il numero dei rifugiati registrati dall’UNHCR raggiunge i 2.000.000 di persone, la maggior parte dei quali donne e bambini. I rifugiati vivono in alloggi di fortuna trovati lungo la strada, a volte anche stalle di animali o vivono in campi di fortuna. I campi organizzati dove arriva il sostegno delle associazioni internazionali si trovano all’esterno del paese.
L'intervento di Auxilia in Siria nasce da un'esigenza contingente della popolazione vittima di un conflitto che dura da più di due anni. L'iniziativa nasce per portare aiuto ai bambini rifugiati nella regione di Idlib. La zona nella quale si è deciso di intervenire è quella al confine tra Turchia e Siria, in teritorio siriano in una regione nella quale non arrivano aiuti delle associazioni internazionali. Dopo un'attenta valutazione della situazione sul territorio con la presenza di nostro personale si sono evidenziate le criticià più evidenti legate allo spostameto di grandi gruppi di popolazione in seguito al conflitto. L'abbandono repentino delle loro abitazioni causa oltre al disagio fisico un grande disagio psicologico causato dall'allontanamento dalla loro casa, dalle abitudini, dal lavoro e dalla quotidianità. La sofferenza maggiore è stata riscontrata nei bambini con traumi picologici profondi. L'intervento di Auxilia è stato mirato per ridare una certa stabilità alla popolazione della zona di Idlib e Atma offrendo a donne e bambini quei servizi che avevano nei loro paesi prima dell'intervento armatao e questo è avvenuto portando beni di prima necessità, ricreando un ambiente educativo con la scuola che possa impegnare i bambini, cercando di reintegrare gli insegnanti che prima del conflitto lavoravano nel campo dell'istruzione riportandoli ad insegnare nella scuola, offrendo un punto di assistenza medica di riferimento al quale fare appello nel caso di necessità senza affrontare lunghi viaggi e dando alle donne la possibilità di provvedere economicamente alle necessità della famiglia facendo un'attività di micro imprenditoria. L'intervento ha ridato sicurezza alla popolazione della zona riducendo anche il senso di abbandono dato dalla continuità e tempistica delle iniziative.
Dopo l'inizio del conflitto Auxilia ha monitorato giorno per giorno l'evolversi della situazione del conflitto siriano. L'attenzione è stata focalizzata sulla situazione dei civili e dei bambini in particolare. Grazie ai nostri contatti all'interno del paese abbiamo seguito gli spostamenti della popolazione verso il confine giordano, verso l'Iraq e verso la Turchia. Abbiamo identificato nella zona del passaggio del confine di Bab Al Hawa una situazione di particolare difficoltà con numerosi campi spontanei che nascevano all'aria aperta. Con la chiusura del confine turco i campi di transito si sono trasformati in campi permanenti. Nella zona di Atma in territorio siriano avevamo incontrato i primi rifugiati che vivevano sotto gli alberi di olivo, all'aria aperta, senza mezzi. La segnalazione ci era arrivata attraverso la Mezzaluna siriana e successivamente da associazioni umanitarie che lavoravano nel paese, Watan, IHH e in fine Maram Foundation. Il campo ha presentato subito notevoli criticità: mancanza di acqua corrente, mancanza di strutture sanitarie adeguate, mancanza di una cucina, mancanza di tende, mancanza di organizzazioni internazionali. Nei sei mesi nei quali abbiamo seguito l'evoluzione di Atma la sua popolazione è passata da 4,000 a 25,000 persone. La situazione è precipitata con l'arrivo dell'inverno quando si è passati da una fase di monitoraggio e organizzazione alla preparazione di interventi umanitari mirati e la spedizione di convogli umanitari.
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